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Mio padre, la mia vita (seconda parte)


di AlwaysDreamer
21.03.2020    |    2.414    |    3 9.9
"Non passò però molto tempo, che mio padre si girò su un fianco, verso di me e guardandomi, posò il suo braccio su di me, quasi a volermi abbracciare..."
Non fu necessario aspettare l’indomani mattina per rivedere mio padre. Dopo circa un’ora che ognuno di noi si era ritirato in camera, sentii bussare alla mia porta, in maniera delicata. Era lui che a bassa voce, per non svegliarmi, nel caso stessi dormendo, mi chiede: “Sergio, sei sveglio?”. A quelle parole balzai dal letto e corsi subito verso la porta e aprendola dissi : ”Certo papà che sono sveglio. Proprio non riesco a dormire e a quanto vedo nemmeno tu”. “Già…proprio non ci riesco” riprese lui “mi sono messo a letto e non ho smesso un attimo di pensare a quanto mi hai detto. Ho iniziato ad analizzare la situazione, ho cercato di avere un approccio razionale alla cosa, cercando di affrontarla con metodo e logica, ma nessuna delle idee che ho avuto mi è sembrata convincente. L’unica cosa che mi ha convinto è che non potevo lasciarti così stanotte. Ho pensato che l’averti invitato ad andare a dormire, potesse esserti sembrato un segnale di non accettazione da parte mia e questo non è assolutamente vero. Così son venuto a vedere se eri ancora sveglio, per chiederti di venire a dormire con me, al mio fianco, per stare vicini in questo momento così delicato per entrambi”
Quella proposta mi sorprese non poco ma, inutile dirlo, mi riempì l’anima. Non ci potevo credere. Avrei passato la notte accanto al suo corpo. Avrei sentito il suo calore, il suo respiro, il suo odore. Tremai tutto e senza indugiare, uscii dalla mia camera e mi diressi con lui nella sua. In silenzio ci sdraiammo ed entrambi restammo per un po’ immobili, come due mummie a guardare il soffitto. Non sapevo come comportarmi. L’istinto era quello di abbracciarlo, iniziare a riempirlo di baci nella speranza di poter fare finalmente l’amore con l’uomo che mi aveva sconvolto l’esistenza, che, ero sicuro, sarebbe stato l’uomo che avrei amato per tutta la vita. Una forza, però, che sorprese anche me, mi fece desistere dal farlo. Mi ero già spinto troppo, era meglio non tirare troppo la corda. Temevo che se avessi cercato un contatto fisico, lui avrebbe potuto rifiutarmi, chiudendosi e con questo forte desiderio represso, restai immobile e sofferente.
Non passò però molto tempo, che mio padre si girò su un fianco, verso di me e guardandomi, posò il suo braccio su di me, quasi a volermi abbracciare. Lo avevo a un palmo di naso. Era bellissimo, più del solito con quello sguardo tenero, indifeso. I miei occhi passarono in rassegna tutto il suo corpo. Abbassai lo sguardo sui suoi pettorali, poi sulla pancia e infine su quel suo splendido pacco, contenuto in quei favolosi slip bianchi che ne aumentavano la plasticità. In quella posizione cazzo e palle, per la forza di gravità, spingevano verso il basso, tendendo al massimo il tessuto degli slip. Si leggeva perfettamente tutta la forma dell’asta con il suo importante spessore. Quelle palle poi, così enormi e dure che per il peso erano scese fino a toccare il lenzuolo. Mio dio…ero completamente in un’altra dimensione, ero come in uno stato catatonico. Vedere quello spettacolo, sentire il suo odore e percepire il suo respiro mi annientarono completamente, non c’era più ragione in me, ma solo tanto amore e tanto desiderio. Come un ubriaco che non è cosciente delle sue azioni, mi spinsi verso di lui, lo abbracciai forte e affondai il mio viso sul suo collo. Con le labbra accennavo a piccoli baci su quella sua pelle dura e profumata. Più sentivo il suo odore più mi attaccavo a lui, emettendo sospiri di piacere, e il contatto non mi sembrava mai appagante. Continuavo a stringerlo a me con tutta la forza che avevo a disposizione, quasi come se volessi unire i nostri corpi per farne diventare uno solo. Continuavo a baciargli il collo e a gemere, mentre la mia mano gli accarezzava la testa per poi scendere sulla schiena e poi risalire. “Oh papà, ti amo davvero….mi sento in paradiso in questo momento. Vorrei che il tempo si fermasse ora, con te tra le mie braccia, col tuo odore che mi entra prepotentemente dentro”. Più parlavo più il mio corpo, come se agisse per proprio conto, si contorceva avvinghiandosi al suo. Il suo respiro era sempre più forte, più concitato e stringendomi forte disse: “Figlio mio, non so spiegarmi il perché, ma….ma anche io mi sento come mai nella mia vita. Riesco a percepire tutto il tuo amore, tutto il tuo desiderio e per quanto mi sforzi di resistere, sento di amarti allo stesso tuo modo e ti sto desiderando con tutto me stesso. Mai ho sentito una passione così forte ed un trasporto così totale”. “Oh papà, non sai quanto mi rende felice sentirti dire questo. Non facciamoci ulteriormente del male” e rispondendo così, la mia bocca si incamminò dal suo collo verso la sua guancia che baciò teneramente. Non contenta continuò il suo percorso, arrivando diritta sulle sue labbra, dove si posò dolcemente. Avevamo così le lebbra unite, non completamente chiuse perché entrambi emettevamo sospiri di piacere. Restammo così a lungo. Sentire il suo respiro direttamente sulla mia bocca era inebriante. In quel momento sembrava che tutto questo fosse abbastanza. Non avevo bisogno di altro se non di quel contatto così intimo con mio padre, col mio uomo, ma ovviamente era solo una sensazione temporanea. Con l’amore della tua vita ogni passo in avanti è appagante, ma è inevitabile voler continuare il cammino. Così quei baci teneri e quasi innocenti, si trasformarono in qualcosa di più carnale. Iniziai ad aprire la sua bocca, ma per gradi. Strinsi il suo labbro inferiore tra le mie labbra e sentii l’umido della sua saliva e questo ulteriore intimo contatto aumentò, se possibile, il mio eccitamento. I miei sospiri aumentarono di intensità e volume, il mio corpo si strinse ancora di più al suo e nel farlo presi consapevolezza che il cazzo di mio padre era diventato duro. Mi abbracciava forte anche lui e con movimenti istintivi ma timidi, iniziò a spingere il cazzo sulla mia pancia, facendomi percepire la sua voglia.
Fu così che io persi, realmente stavolta, il controllo. Aprii completamente la bocca e la mia lingua si fece avanti a cercare la sua. Con voluttà e decisione lui fece altrettanto. Le nostre lingue si trovarono così a contatto. La sua, morbida, calda e dolce, era piena di saliva ed io subito la raccolsi, succhiandola come se fosse l’ultima risorsa d’acqua in un deserto che abitavo da una vita. “E’ buonissima la tua saliva, papà. Ne voglio ancora. Fammi bere”. Subito raccolse la sua saliva e la trasferì nella mia bocca. L’accolsi e la gustai con calma. “Uhmmm sono in estasi, papà. Ne voglio ancora”. Ne raccolse altra e subito fu pronto a dissetarmi di nuovo, ma io stavolta allontanai la bocca. Lui fece uno sguardo sorpreso, non capiva perché mi rifiutassi, se l’avevo appena chiesta, ma non dissi nulla, se non “allora, me la dai o no?” sorridendo maliziosamente. Si avvicinò di nuovo con quella saliva che quasi gli cadeva da bocca per quanta ne aveva raccolta ed io nuovamente mi allontanai. “ah ma proprio non vuoi darmela. Vuoi tenerla per te questa saliva così tremendamente gustosa?” E ancora una volta ammiccai maliziosamente, aprendo completamente la bocca. Così capì. Da uomo esperto e sessualmente porco qual era, realizzò che il figlio era altrettanto porco e immediatamente con fare risoluto sputò quel liquido denso e filamentoso nella mia bocca. Accolsi tutto e con la lingua raccolsi le poche gocce che mi erano arrivate sulle labbra. Chiusi la bocca, assaporai e ingoiai e subito unii di nuovo le mie labbra alle sue e iniziammo a baciarci in maniera passionale e voluttuosa. Baci unici, bagnati e pieni di desiderio. Continuavo a bere la sua saliva mentre entrambi ansimavamo sempre di più. “Vedo che in questo hai preso da me, sembri proprio un bel porcellino” mi disse. “Mettimi alla prova, testami e poi dimmi se lo sembro soltanto o se lo sono per davvero” Risposi io. “Certo….lo faccio subito” e così dicendo, si divincolò dall’abbraccio e si alzò in ginocchio sul letto. Si mise a cavalcioni su di me e portò il suo pacco sul mio viso. Senza abbassare gli slip, iniziò a strofinare il cazzo e le palle sulla mia faccia. Io mi alzai leggermente ed affondai completamente il viso sotto le sue palle. Cazzo che sensazione. Sentivo il calore e la consistenza delle sue palle. Cominciai a strofinare il suo cazzo e le sue palle anche sulla mia bocca e la mia lingua fece capolino, iniziando a leccare quel pistone duro come la pietra. A un certo punto però non mi bastò più godere di quel cazzone attraverso gli slip. Ero avido del suo sesso, avevo l’acquolina in bocca, tanta era la voglia di gustarlo. Allungai le mani e abbassai le mutande. Quello che ne uscì fu un vero e proprio mostro, uno splendido mostro. Non avevo mai visto il cazzo in erezione di mio padre. A riposo sì e si vedeva benissimo che era un bel cazzo, ma duro…beh duro era un’opera d’arte. Lungo sui 17/18 cm, ma di uno spessore che avrebbe fatto impallidire la più consumata delle porno star. Era di un colorito roseo uniforme, venoso e con un prepuzio abbondante che anche nella più completa erezione, appena lasciava intravedere la cappella. Uno spettacolo senza pari. Sulla punta della cappella subito notai la presenza di abbondante precum e a quella vista la mia libido ebbe un ulteriore scatto in avanti. Dolcemente poggiai la lingua sulla punta e raccolsi tutto quel magnifico liquido dal sapore dolciastro e corposo. A questo mio gesto mio padre emise un forte gemito di piacere, dicendo: “Ti piace Sergio? Eh? Ti piace?” “E’ squisito pa’” risposi. “Che porco che sei, mi stai eccitando da morire”. Io lo ero sicuramente di più e non potei più resistere. Dovevo subito soddisfare la mia fame di cazzo, del suo cazzo. Così portai il viso in avanti e infilai quell’enorme muscolo turgido e pulsante in bocca, scappellandolo con le labbra e la lingua in maniera voluttuosa. Sentii la presenza di altro precum sotto il prepuzio e mi affrettai a raccoglierlo tutto con la lingua e ad ingoiarlo, non prima di averlo assaporato per bene. Cominciai così a muovere la testa avanti e indietro. Non potevo quasi crederci. Dopo tanto penare, finalmente stavo pompando mio padre!!! Andavo su e giù muovendo delicatamente la lingua attorno alla cappella. Nonostante l’oggettiva difficoltà di gestire un cazzo di quelle dimensioni, il forte amore per mio padre e l’incontrollato desiderio che avevo di lui riuscirono a farmelo entrare tutto in bocca, fino alle palle. A stento riuscivo a respirare, ma non mi interessava. Il piacere era tale che avrei anche potuto smettere di respirare, pur di tenere fermo in bocca quell’arnese duro, fonte del mio piacere. E così continuavo il mio pompino, tenendogli le enormi palle strette nella mia mano.
“Oh Sergio, sei bravissimo. Non ho mai ricevuto un lavoro di bocca così ben fatto. Sento distintamente la tua lingua sulla cappella. E’ un piacere incontenibile.” Più lui parlava, più io mi eccitavo. Continuavo a pompargli quel cazzo favoloso e a leccarglielo. Lo tirai un po’ fuori, per leccare tutta l’asta e soffermarmi sul frenulo. Nel far questo mio padre sembrò impazzire dal piacere. Gemendo e urlando “Sì, così, dai. Cazzo che goduria. Sì… lecca, lecca!”, mi teneva la testa con le mani, quasi avesse paura potessi fermarmi e privarlo di quell’enorme piacere. E mentre io in estasi continuavo a lavorargli la cappella, completamente grondante della mia saliva, si tirò indietro dicendo “Meglio fermarsi per un po’, così mi fai arrivare e ancora non voglio”. Si abbassò sulla mia testa e baciandomi con movimenti scattosi, ma dolci, aggiunse “Passa a lavorare un po’ le palle adesso. Sono sicuro che anche in questo sarai divino” Senza aggiungere altro, si rialzò e assunse la giusta posizione perché le sue palle fossero proprio sopra la mia bocca. La mia lingua, che sapeva da sola cosa fare, senza che fosse il mio cervello a comandarla ormai, si spinse in avanti e cominciò a lavorare, e da dio a giudicare dai mugolii che emetteva mio padre sopra di me. Io intanto leccavo, leccavo, leccavo fino a che decisi di prenderle in bocca, ma così come per il cazzo, l’impresa fu ardua. Non era facile ricoverare nella mia bocca quelle enormi bocce, ma erano le palle di mio padre, dovevo riuscirci. E ci riuscii. Come godeva il porco e come godevo io a sapere quanto piacere gli stessi procurando. Facendole entrare ed uscire dalla mia bocca, non dimenticando mai di usare la lingua, ancora una volta sentii di dover andare oltre. Misi le mani sui glutei di mio padre e li spinsi leggermente in su, per far spazio alla mia testa, tra le sue cosce, e guadagnare terreno in avanti per portare la mia lingua, senza mai perdere il contatto con quel meraviglioso corpo, verso un’altra sua zona intima che volevo assaggiare a tutti i costi. Arrivai così al suo buco del culo. Posai la lingua teneramente sull’orfizio che era caldo e insaporito da un leggero velo di sudore. Anche quest’ultimo sapore di mio padre era indescrivibile. Mi deliziava e continuai a leccarglielo, prima delicatamente e poi aumentando gradualmente la pressione. Ansimando di piacere, spingeva il culo sulla mia bocca e mi diceva “Cazzo che piacere. Vuoi proprio tutto di tuo padre. Sei insaziabile. Continua, dai leccamelo e fammi sentire quanto ti piace”. Non potevo parlare con la bocca e la lingua impegnate a perlustrare il suo buco, ma gemevo come una cagna ed era chiaro quanto mi piacesse. Continuammo ancora per un po’, finchè lui disse “Adesso prendimelo ancora in bocca…la cappella sembra esplodere ed ha bisogno di sentire ancora il magistrale lavoro della tua lingua.“ Si fece un po’ indietro e subito mi riapparve quel favoloso cazzo davanti agli occhi. Senza esitazione me lo infilai tutto in bocca e continuai a pomparlo e a leccarlo. Bastarono pochi movimenti, che gemendo come un porco mi disse “Sto per arrivare, cazzo…è troppo bello. Continua, continua, che ti riempio la bocca”. “Dai papà, dammi il tuo latte. Da’ da bere a tuo figlio porco e assetato” “Sìììììììììììììì” urlò ancora e sul quel lungo sì, esplose in una sborrata violenta e copiosa. Il primo schizzo di sborra mi colpì in pieno il viso ed io per non perdere altro latte, mi affrettai a riprendere il cazzo in bocca e sentii pian piano che la sua sborra calda mi riempiva la cavità orale. Non so quanti schizzi mi riversò dentro, ma li sentii tutti. Li distinguevo chiaramente, anche senza vederli. Il sapore era delizioso, dolciastro come il precum, ma più incisivo, con più identità. Ingoiai subito tutto e mi sentii tutt’uno con mio padre, completamente appagato. Quell’uomo era veramente tutto per me e non c’era niente che non avrei fatto per lui, con lui.
Mentre ancora gli leccavo la cappella, ripulendogliela per bene, disse: “Cazzo che sborrata, non ho mai goduto così”. Ed io: “Si papà, veramente una grande sborrata. Adoro il tuo latte, non smetterei mai di berne” . “Beh te ne darò quanto ne vuoi, tesoro mio. Intanto finisci questo” e pronunciò queste parole allungando un dito sul mio viso e raccogliendo così la sborra del primo schizzo che era ancora lì sulla mia guancia. La prese tutta e la mise sulla sua cappella e poi disse “Dai, prendila e ingoiala. Pulisci bene la cappella di papà”. Sempre gemendo, strinsi la cappella tra le labbra e la feci sparire nella mia bocca, mentre con la lingua raccoglievo le ultime gocce di quel nettare divino. Finita l’operazione, e tirato fuori il cazzo che ancora conservava l’erezione, mio padre si sdraiò al mio fianco, ancora con il respiro forte. Mi abbracciò e mi baciò con dolcezza e desiderio, muovendo la sua lingua e mescolando la sua saliva alla mia ancora piena dei suoi umori. Staccò poi le sue labbra dalle mie e disse “Sai? E la prima volta che bacio una bocca che ha appena preso la mia sborra. Non l’ho mai fatto. L’idea mi ha sempre fatto ribrezzo, ma con te…non so, con te è diverso. Desidero la tua bocca incondizionatamente e non mi porta che sia piena di sborra, anzi l’idea mi eccita. Oh Sergio, mi hai risvegliato da un lungo letargo. Per quanto sia sempre stato disinibito, il mio vero me è venuto fuori solo ora. Sono felicissimo” Mi abbracciò di nuovo e riprese a baciarmi. I nostri corpi si toccarono di nuovo in tutta la loro lunghezza e fu così che mio padre sentì la durezza del mio cazzo, che sebbene non avesse nulla a che vedere col suo, certo piccolo non era. Così mi guardò e mi disse : “Oh scusa Sergio, sono stato un vero egoista a trascurare il tuo piacere. Devi arrivare anche tu!” Ed io, prendendogli il viso con le mani e con tono di rimprovero, “Trascurare il mio piacere??? Ma che cazzo dici? Mi hai regalato momenti di pura estasi. Il piacere che mi hai fatto provare non ha paragoni e non è traducibile a parole. Non dire e non pensare mai più una cosa del genere. Non è certo una mia sborrata a fare la differenza. E’ niente sborrare se paragonato a tutto quello che mi hai fatto sentire baciandomi e lasciandomi gustare il tuo cazzo, il tuo culo e tutto quello splendido latte! ”
“Ok ok, non lo dirò più. Del resto sì….ho visto come godevi col mio cazzo e come sei impazzito quando ti ho riempito la bocca di sborra, ma visto che ci siamo….” E così iniziò a masturbarmi delicatamente, mentre mi baciava il viso, il collo. Io cominciai a miagolare come una gatta in calore, non so se per la masturbazione o per la bocca di mio padre che mi baciava ovunque, facendomi venire la pelle d’oca. La sua mano teneva il mio cazzo con decisione. esercitando la giusta pressione. Sembrava quasi che la mano fosse la mia. Cominciò con movimenti lenti; iniziò poi ad aumentare il ritmo e sempre di più mi baciava, fino ad arrivare con la sua lingua nella mia bocca. Mi baciava con sempre più foga e io godevo sempre di più. Ero quasi al culmine del piacere e glielo gridai forte “Sto per arrivare papà, baciami, baciami!” e senza che glielo chiedessi, perché ormai aveva capito che porcello era suo figlio, iniziò a sputarmi in bocca grosse quantità di saliva e più ne ingoiavo più me ne dava, mentre intensificava sapientemente i colpi di mano sul mio cazzo. Al massimo dell’eccitazione il mio cazzo esplose con una eiaculazione abbondante, con schizzi forti e lunghi che mi arrivarono sul collo. Cazzo che goduria. Ero al settimo cielo, ma completamente stremato. Ero quasi senza forze. Lui mi guardava teneramente con un sorriso pieno d’amore e con una mano mi accarezzava i capelli e il viso. Mentre ci guardavamo negli occhi, soddisfatti e felici, vidi arrivare davanti al mio viso l’altra sua mano, quella che fino a pochi istanti prima era stata sul mio cazzo a lavorarmelo. Era piena della mia sborra. Guardando la sua mano disse sorridendo “Anche tu non scherzi in quanto a produzione di latte, ne hai depositato tanto, anche sul tuo corpo”. Allungò quindi la mano sul mio viso e spalmò la mia sborra sulla mia bocca, dopo di che, incredibile ma vero, riprese a baciarmi. Quel bacio imbevuto della mia sborra mi eccitò nuovamente, sentivo che le forze mi stavano ritornando e che sarei stato pronto per un secondo round. Staccatosi dalle mie labbra disse: ”Andava fatto. Volevo conoscere anche io il sapore di mio figlio, così come lui ha conosciuto quello di suo padre.“ Mi guardava con tanta tenerezza. “Ti amo Sergio. Ho finalmente aperto gli occhi e capito che tutto l’affetto e tutto quel senso di protezione che sentivo per te, altro non era che un amore diverso da quello paterno, dietro cui si nascondeva, ma avevo troppa paura ad ammetterlo e lo avevo segregato in chissà quale angolo della mia mente. Ma adesso, grazie a te, ne sono consapevole. Ti amo, ti amo, ti amo” Alternava baci teneri in ogni angolo del mio viso, ai quei ripetuti “Ti amo”.
Mi sentivo come se non fossi più creatura di questa terra. Ero completamente estasiato da tutto questo. Avrei voluto vivere in eterno così, lì su quel letto con nient’altro se non mio padre al mio fianco, per amarlo ininterrottamente.
Stare con lui era stata un’esperienza sublime. Si erano alternati momenti di estrema dolcezza a momenti di acuta porcaggine che, ne ero sicuro, non avevano ancora esaurito il potenziale sessuale tra noi due.
Quel risveglio del mio corpo, che si aspettava nuovamente di essere chiamato all'azione, si trasformò in totale pace dei sensi in un’atmosfera paradisiaca fatta di amore e coccole. Mi strinsi forte a lui, sussurrandogli anche io, più volte “ti amo”. Lui si sistemò sul letto e mi prese la testa portandola sulla sua spalla.
Col viso adagiato tra la sua spalla ed il suo collo e la mano che gli cingeva l’addome, ci sorprese il sonno, in cui sprofondammo lentamente, cullati dal ritmo dei nostri respiri. Un sonno che non pensavo sarebbe arrivato quella notte ma che, a pensarci bene invece, era il giusto epilogo per quel senso di appagamento e serenità interiore che ci eravamo regalati l’un l’altro.
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